Un viaggio attraverso le tradizioni e i sapori rurali della Campania.
Nel cuore delle colline del Sannio, fra i sapori della tradizione agricola e pastorale.
Nel cuore delle colline del Sannio, fra i sapori della tradizione agricola e pastorale.
L’azienda agricola è ubicata a Fragneto L’Abate in Provincia di Benevento. L’impresa è stata costituita nei primi mesi del 2014 ed è di proprietà dei quattro figli di Augusto de Martini (Vega, Gabriella Luigi e Alessandra) che hanno voluto rilevare indivisa l’eredità paterna e continuarne la gestione nel rispetto della tradizione nel segno dell’innovazione.
Provenienti dalla penisola sorrentina, e precisamente da Massa Lubrense, i de Martini si insediano nel beneventano nel XIV secolo. Un Arrigo de Martini, rettore di Benevento per conto dei re angioini, viene in contatto con gli abati di Santa Sofia e da loro acquista terreni nel tenimento di Fragneto l’Abate, infeudato, fin dall’epoca normanna, appunto al monastero beneventano. Da allora i de Martini, che risultano presenti a Benevento città, non smettono di acquisire proprietà terriere a Fragneto ed a coltivarle giungendo a possedere, ancora durante il secolo XIX, un’ingente parte del territorio fragnetellese. Attualmente l’azienda, costituita da circa 70 ettari di terreno, si articola essenzialmente su due tenute. La prima tenuta, situata nelle località di Fontana Nuova, Fontana dell’Olmo e Battaglia, non lontana dal centro abitato, trae la sua specificità dalla presenza di ampi campi coltivati a oliveto.
La seconda tenuta, di circa 45 ettari, conosciuta come tenuta di Sant’Andrea, situata in località San Matteo, è coltivata prevalentemente a cereali e caratterizzata dalla presenza di aree boschive, nonché da un edificio rurale, databile tra XVII e XVIII secolo, dichiarato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali di rilevante interesse storico-artistico per la sua particolare morfologia.
Fragneto l’Abate, piccolo paese a pochi chilometri da Benevento, è raggiungibile sia con la superstrada che congiunge il capoluogo sannita con Campobasso, sia attraverso la Fortorina che lo collega da una parte a Pietrelcina e dall’altra a San Marco dei Cavoti. Fragneto l’Abate, conosciuto in epoca longobarda come Farnitum (da Farnium: quercia, essenza arborea tipica della zona), appartenne dall’epoca normanna, fino alla seconda metà del XVIII secolo. alla potente abbazia di Santa Sofia di Benevento che, con la sua chiesa, è stata recentemente dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Farnitum, infatti, fu donato nel 1099 a Madelmo, abate di Santa Sofia: di qui il nome Farnitum Abatis. Conserva ancora nella sua morfologia di paese arroccato sul crinale di una collina dominante la valle del Tammaro, la sua valenza di insediamento medievale, esplicitata anche dalla presenza nel nucleo più antico, detto la Terra, del severo Palazzo degli abati. Non mancano emergenze pertinenti ad epoca più recente, come la chiesa Madre dedicata all’Assunta, affiancata dal suo poderoso campanile. Il Palazzo de Martini, che custodisce al suo interno un frantoio settecentesco, detto montano dei preuti, e la Cappella de Martini, intitolata alla Vergine dei Sette Dolori (consacrata nel 1703 dopo un radicale restauro dall’arcivescovo di Benevento Vincenzo Maria Orsini, poi papa Benedetto XIII), che vanta all’altare maggiore di un dipinto del miglior Paolo de Matteis (1662-1728): tutte emergenze, queste, raffigurate da Achille Vianelli (1803 – 1894), fondatore a Napoli nel 1825, insieme a Giacinto Gigante, della Scuola di Posillipo e assiduo frequentatore di Fragneto L’Abate. Al di fuori del centro abitato, la valenza del territorio è esplicitata anche da interessanti emergenze. Tra queste figura il cosiddetto Ponte Rotto sul fiume Tammaro, di epoca romana o tardo romana, posto al confine tra i territori di Reino e Fragneto L’Abate, sul quale passava il tratturello che si collegava al Tratturo Regio Pescasseroli–Candela, lungo il quale si incontrano centri di interesse archeologico tra cui il vicino abitato di Macchia presso Circello. Qui furono deportati nel 181 a.C., dal console romano Bebio, ben 40.000 Liguri Apuani, poi Bebiani dal nome del console. A rendere la zona ancora più interessante contribuisce la presenza, a poca distanza dal ponte, di quel che resta dello sbarramento in pietra locale (Accota) funzionale a dirottare l’acqua del fiume verso un canale a servizio di un antico mulino, oggi non più visibile.